Codacons e Sanremo: la “casta discografica” e l’appiattimento musicale

Il Codacons presenta un esposto all’Antitrust affinché si indaghi su quella che sembra essere una casta discografica ai danni della musica e dei consumatori. Ma queste polemiche non sono nuove

Dopo la pubblicazione dei nomi degli autori dietro i brani in gara al Festival di Sanremo 2025 e le anomalie evidenziate da diverse testate giornalistiche, il Codacons ha deciso di presentare un esposto all’Antitrust per sollecitare un’indagine su quella che definisce una possibile “casta discografica”, capace di danneggiare l’intero settore musicale, i consumatori e gli stessi artisti.

Senza mettere in discussione la qualità delle canzoni selezionate da Carlo Conti, il Codacons fa notare un dato eclatante, la concentrazione di firme, dato che undici autori risultano responsabili di quasi il 70% dei brani in gara.

Tra questi, Federica Abbate è coautrice di sette canzoni, incluse quelle di Clara, Rose Villain, Serena Brancale, Sarah Toscano, Fedez, Emis Killa e Joan Thiele. Seguono Davide Simonetta, con cinque brani (Francesco Gabbani, Rocco Hunt, Achille Lauro, Elodie e Francesca Michielin), e Jacopo Ettorre, Davide Petrella e Nicola Lazzarin (alias Cripo), che firmano ciascuno quattro canzoni.

Quali sono i rischi secondo il Codacons

Questa concentrazione di brani nelle mani di pochi autori alimenta il rischio di una “casta discografica” cosa che potrebbe avere ripercussioni sia per i cantanti esclusi da queste dinamiche, che vedono ridotte le opportunità di emergere e partecipare a Sanremo, sia per il pubblico, che potrebbe assistere a un appiattimento stilistico.

Questa però non è la prima volta in cui viene sollevato il problema. Già dallo scorso anno si è parlato dell’argomento in merito alla presenza dell’autore Tropico coinvolto nella scrittura di 4 canzoni: “Click boom!” di Rose Villain, “Un ragazzo una ragazza” dei The Kolors, “Apnea” di Emma e “Casa mia” di Ghali.

Sempre Tropico, nel 2023 aveva partecipato alla scrittura della canzone vincitrice “due Vite” di Marco Mengoni e della seconda classificata “Cenere” di Lazza.

L’esposto pone l’accento anche sugli effetti economici del concentrare in poche mani la scrittura dei brani di Sanremo: i diritti d’autore vengono infatti raccolti dai pochi nomi che hanno scritto i pezzi in gara.

Il ruolo delle case discografiche

Il focus sulle case discografiche è di importanza cruciale dato il ruolo che hanno sempre ricoperto e l’evoluzione delle stesse dall’avvento di nuovi canali come i social network e le piattaforme di streaming.

In principio e negli anni, le case discografiche puntavano molto sullo scouting, sui nuovi talenti e si affidavano agli “scopritori di talenti” che sera dopo sera giravano per locali del circuito indipendente per trovare un nuovo sound, una nuova voce.

Ma da quando la musica ha iniziato ad emergere attraverso canali che prima non esistevano, come appunto i social e lo streaming, il ruolo delle case discografiche si è evoluto (o forse involuto) tentando di minimizzare il rischio d’impresa.

Non investono più in nuove proposte ma promuovono cantanti e gruppi che sono in grado di fornire delle garanzie: già conosciuti al grande pubblico oppure li individuano tra quelli che hanno più seguito sui social network.

E’ questione di numeri, di ascolti, di like e visualizzazioni. E sempre più raramente, si tratta di talento vero e proprio.

Questo meccanismo avviene anche con gli autori: se hanno scritto delle hit allora sarà facile che possano scriverne altre.

Il corto circuito

Sì, è vero, da quest’anno è ancora più evidente questa “concentrazione di scrittura” nelle mani di pochi ma non c’è nessun complotto. Si tratta solo di numeri, come dicevamo.

Inoltre, limitarsi ad osservare la realtà di Sanremo è un po’ come perdere di vista il vero corto circuito a cui stiamo assistendo da ormai diversi anni, quello della ripetitività a scapito della qualità.

Se il criterio di scelta di chi viene prodotto, passato in radio e in tv è sempre quello numerico, continueremo a perdere giovani talenti, autori capaci, cantanti molto dotati e la musica che ascolteremo sarà sempre la stessa, a ripetizione.

Il corto circuito arriva al suo picco quindi quando va ad intaccare le scelte stilistiche e melodiche dei musicisti che vorrebbero emergere e che si concentrano nella ripetizione di tematiche e stili dei pezzi che hanno il maggior numero di stream sulle piattaforme.

Come uscirne?

Sara Alice Ceccarelli

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